Generare idee per le rendite passive

Rendite passive by Steve PavlinaSono certo che leggendo questa serie di articoli avrete già avuto delle idee su come creare dei flussi di guadagno passivo, e vi starete chiedendo se c’è un modo per verificare la validità di queste idee.

L’obiettivo di questo articolo sarà appunto quello di fornivi alcune indicazioni sull’approccio migliore riguardo alla creazione di idee valide per le fonti di reddito passivo, quindi assicuratevi di leggerlo fino in fondo.

 

La semplicità prima di tutto

L’entusiasmo che accompagna la prima idea di rendite passive può portare facilmente a mettere troppa carne al fuoco e ritrovarsi poi in difficoltà a gestire il tutto. Se avete già esperienza nel gestire progetti complessi e portarli a termine con successo, naturalmente, non lasciatevi scoraggiare da quanto sto per scrivere, ma se al contrario avete la tendenza a lasciarvi scoraggiare e arrendervi troppo facilmente di fronte alle difficoltà vi suggerisco subito di ridimensionare le vostre ambizioni, almeno in questa prima fase. Cominciate da un progetto semplice che pensate seriamente di poter gestire e portare a termine, almeno per ora.

Per fare un esempio, è meglio completare un ebook di sole 30 pagine e venderlo per pochi euro generando poche rendite passive mensili, piuttosto che cercare di creare un ebook di 200 pagine e arrendersi prima di essere arrivati a metà del lavoro. Nel primo caso, infatti, avrete creato e diffuso del valore originale per altri, nel secondo sareste rimasti soli con la vostra frustrazione.

Considerate i vostri progetti iniziali come una sorta di palestra in cui ‘farvi i muscoli’ per il successo. Le predizioni di successi futuri sono indubbiamente i successi passati, quindi create dei piccoli successi iniziali basandovi su progetti modesti che possano essere facilmente completati e distribuiti. Una volta che avrete realizzato almeno qualche progetto iniziale di questo tipo sarete pronti per cominciare ad estendere gradualmente la portata e la complessità delle vostre idee, dedicandovi a progetti più complessi. Potete imparare molto anche dalla realizzazione di piccoli progetti, e diventerete sempre più efficienti e veloci oltre che capaci di affrontare, gestire e portare a termine progetti più grandi.

È facile sottostimare il tempo necessario alla realizzazione di un progetto soprattutto se si perdono di vista i dettagli. Nel periodo in cui cominciavo a sviluppare videogame, poteva capitarmi di stimare un tempo di realizzazione di due o tre settimane per un gioco e poi finivo per impiegarci sei mesi. Accadeva perché mi lasciavo sfuggire i passaggi meno evidenti dello sviluppo, come la creazione del programma di installazione, quella della parte audio o grafica, la stesura della documentazione, la creazione del sistema di ordini online e cose simili.

Se non avete mai creato un flusso di rendite passive fino ad ora, il vostro primo progetto potrebbe contemplare elementi da realizzare una volta sola come la creazione di un blog o di un sistema di vendita online. Questo tipo di operazioni potrebbero ovviamente essere evitate in seguito se quanto realizzato è idoneo per ospitare anche flussi di guadagno passivo creati successivamente.

Non lasciatevi prendere dalla smania di sfondare con il vostro primo progetto di guadagno passivo. Concentratevi invece sull’apprendere la metodologia di lavoro migliore e generare almeno un flusso di reddito modesto. In seguito potrete estendere la portata dei vostri progetti e generare altri flussi di reddito, sempre più consistenti. Se potete generare almeno cinquanta euro al mese con il vostro primo progetto direi che si tratta di un buon inizio e che siete sulla strada giusta. È molto più difficile, infatti, passare da zero a cinquanta euro al mese di reddito passivo di quanto non lo sia passare da cinquanta a cinquecento.

 

Ispirazione o ricerche di mercato?

Ci sono due diverse scuole di pensiero su come valutare e scegliere i progetti creativi destinati a produrre del reddito. Una di queste consiglia di lasciarsi guidare dall’istinto e procedere seguendo l’ispirazione, ovunque essa conduca. Se scegliete questo approccio, appena avete un’idea lavorateci sopra senza indugio. L’altra scuola di pensiero è quella che consiglia, invece, di individuare le necessità del pubblico per mezzo di analisi e ricerche, cercando di capire cosa la gente è disposta ad acquistare creando di conseguenza qualcosa di adatto al target di pubblico e mercato scelti. Si tratta del cosiddetto approccio “trova un bisogno e soddisfalo”.

Personalmente tendo a ottenere i risultati migliori con un mix dei due tipi di approccio. Prima di tutto raccolgo tutte le informazioni che posso cercando di capire cosa vuole la gente. Per farlo, mi servo di sistemi di analisi online, ricerche, sondaggi o semplicemente attraverso il contatto con le persone. Nel corso degli anni mi è capitato di incontrare di persona centinaia di lettori del mio blog, soprattutto ai workshop, il che mi ha aiutato a capire meglio le loro esigenze e cosa posso realizzare di utile per loro.

La presenza di un sito o un pubblico che potete utilizzare nella vostra ricerca di mercato può essere un buon punto di partenza, ma in mancanza di ciò esistono altri siti attraverso cui raccogliere informazioni utili.

Quando sviluppavo videogiochi, cominciai creando dei semplici giochi ‘arcade’ in quanto potevo progettarli e svilupparli più facilmente e velocemente, tuttavia non riuscivo a venderne molti. Cominciai così a fare delle ricerche di mercato per capire in quali settori c’era una maggiore richiesta da parte del pubblico, soprattutto fra i generi cui ero interessato. Trascorsi ore e ore analizzando i siti da cui si scaricavano i giochi, utilizzati dagli sviluppatori per pubblicare le versioni gratuite dimostrative dei loro titoli, cercando di capire quali erano le categorie di videogame più scaricate dal pubblico. Scaricai e provai decine di versioni demo di giochi per avere un’idea di ciò che era già distribuito sul mercato, approfondire la conoscenza dei diversi generi e capire cosa avrei potuto offrire io stesso che fosse abbastanza originale e nello stesso tempo sufficientemente familiare per il pubblico da ottenere delle vendite significative.

Fu allora che decisi di dedicarmi ai giochi rompicapo. La categoria era sovraffollata da videogiochi di livello molto semplice, però scarseggiavano i giochi di livello più avanzato, nonostante ci fosse una buona domanda di mercato. La gente scaricava moltissimi giochi ‘discreti’ in quella categoria, perché erano quelli disponibili all’epoca. La ricerca mi permise di capire, quindi, che se in quel momento avessi creato un gioco di buon livello nella categorie dei rompicapo avrebbe probabilmente venduto bene.

Credo che la ‘saturazione’ raggiunta raccogliendo tutte quelle informazioni si rivelò un buon punto di partenza in quanto mi permise di restringere il mio campo d’attenzione ed evitare di essere sopraffatto da un’inutile quantità di idee non valide nella fase creativa. Mi concentrai infatti sulla creazione di prodotti attinenti ai sotto-generi per i quali avevo intravisto buone opportunità di mercato.

Dopo aver raccolto abbastanza informazioni mi dedicavo a un vero e proprio brainstorming per ottenere nuove idee di potenziali progetti per videogiochi. Trovo che una grossa quantità di informazioni iniziali possa aiutare molto nella generazione di idee. Allora mi accorgevo, per esempio, di notare l’assenza di alcuni elementi significativi nei giochi sviluppati da altri, il che mi permetteva di intuire nuove possibilità di sviluppo grazie alle quali avrei potuto contribuire con qualcosa di originale in quel settore.

Una volta individuata l’idea capace di ispirarmi, dedicavo comunque molto tempo e lavoro al suo sviluppo. Per creare quel gioco tipo rompicapo mi impegnai per ben quattro mesi solo per mettere assieme una documentazione del progetto che occupava cinque pagine. Tutto il lavoro che ne seguì (programmazione, grafica, musica e audio, livelli di gioco, test e pubblicazione) richiese altri due mesi. Nel suo primo mese di presenza sul mercato questo nuovo gioco vendette più copie dei miei precedenti quattro giochi assieme, e mesi dopo stava producendo una rendita dieci volte superiore a quelle degli altri giochi. Ecco il potere delle ricerche di mercato. Se vendete qualcosa che la gente desidera acquistare, i risultati finanziari saranno sicuramente migliori che non procedendo a caso.

 

Come analizzare il mercato

Quando si tratta di condurre delle ricerche di mercato non tendo a perdermi troppo nei dettagli, anche perché le variabili in questo settore sono così tante che è molto facile ritrovarsi immobilizzati da un sovraccarico di dati da analizzare se si esagera. Il mio approccio è, al contrario, piuttosto ‘leggero’.

Comincio prima di tutto da queste due domande:

  1. Cos’è che la gente sta già acquistando?
  2. Ci sono degli ambiti con grande richiesta ma scarsa disponibilità che potrei soddisfare potenzialmente?

A volte rispondere in modo diretto alla prima domanda non è facile, dal momento che non si ha accesso alle informazioni sulle vendite degli altri. Ci si può servire, tuttavia, di altre informazioni pubblicamente accessibili per tentare di ricavarne una stima sensata. Quando utilizzai questo approccio per i videogame non potevo, infatti, accedere ai dati di vendita dei miei concorrenti, tuttavia mi servii delle statistiche di download dei siti che distribuivano i demo dei giochi per stimare l’interesse del pubblico e la quantità di titoli presenti nelle diverse categorie. Osservando il rapporto fra il numero di download di ognuno dei generi presenti non mi fu difficile capire in quale avrei dovuto cimentarmi.

Oggi è possibile utilizzare anche strumenti di valutazione del traffico Internet e delle ricerche sui motori per analizzare le tendenze di mercato su particolari categorie di prodotti e servizi, oltre che osservare le classifiche di vendita (per es. quelle dei libri). Si tratta in gran parte di strumenti gratuiti e facilmente accessibili.

Può essere difficile trovare un equilibrio fra realizzare ciò che ci ispira e ciò che invece la gente vuole acquistare, e in tutto il processo di scelta ed eventuale riuscita gioca la sua parte anche una certa casualità e una certa dose di fortuna. Tuttavia, ho visto situazioni in cui i risultati erano dieci, venti o anche cinquanta volte superiori quando i creatori finalmente si decidevano a dare alla gente ciò che questa desiderava anziché insistere nel cercare di convincerli a ‘volere’ ciò che avevano già creato.

Se ritenete che io pensi sia necessario che sacrifichiate la vostra integrità artistica per soddisfare il pubblico, vi dico subito che a mio parere non c’è bisogno di giungere a tanto. Penso, piuttosto, che la maggior parte di coloro che sentono di dover necessariamente scegliere l’una o l’altra possibilità stanno in realtà creando una falsa dicotomia dovuta a limiti autoimposti e blocchi psicologici verso l’abbondanza economica. Io non ho mai pensato di dover sacrificare il mio talento artistico per far piacere ad altri. In effetti, ho sempre sentito che prestare una maggiore attenzione alle esigenze degli altri avrebbe fatto di me un artista migliore. Mi è sempre piaciuto avere un pubblico più vasto in grado di apprezzare le mie creazioni.

Se ritenete di aver dovuto scegliere fra le due opzioni, vi incoraggio a mettere seriamente in questione la verità di tale punto di vista. Sareste in grado di prendere in considerazione ciò che la gente vuole acquistare e focalizzarvi sulla creazione di idee che possano rientrare più o meno in quell’ambito? Secondo me potete riuscirci.

Nella maggioranza dei casi in cui gli artisti si definiscono dei geni incompresi e si lamentano del fatto di non poter monetizzare ciò che amano realizzare, il mio parere è che ci siano serie probabilità che la qualità della loro arte non sia poi tanto alta.

Penso che alcune delle migliori realizzazioni artistiche siano sviluppate sulla base di elementi sociali molto forti, nel senso che esiste un feedback forte e vivo fra l’artista e i suoi sostenitori.

 

Ragionevoli compromessi

Un altro vantaggio che deriva dal sapere cosa la gente vuole è quello di essere consapevoli di quanto si sta procedendo in direzione contraria e di essere quindi pronti a eventuali risultati negativi evitando così di rimanere delusi.

C’è stata un’occasione, per esempio, in cui dovevo decidere fra il realizzare due workshop diversi, uno dei quali avrebbe potuto ricevere un’accoglienza meno entusiasta dalla maggior parte del pubblico, almeno da quanto avevo appurato facendo proprio delle ricerche e dei sondaggi. Infatti, alla fine il workshop che era risultato più adatto alle richieste del pubblico ottenne il doppio delle adesioni rispetto all’altro.

A proposito dei workshop e di altri eventi dal vivo che ancora conduco, qualcuno potrebbe chiedersi come si collocano in una filosofia di vita basata sulle rendite passive. La risposta è che da una parte desidero raggiungere anche persone che possono ricevere un maggiore impulso alla crescita personale da eventi dal vivo piuttosto che da libri e altre risorse online, dall’altra ritengo le attività di questo tipo (workshop, spettacoli, concerti, ecc.) una forma di rendita semi-passiva. Anche se si tratta di un valore fornito ‘attivamente’, infatti, la sua distribuzione è basata sul numero di partecipanti, quindi non è un servizio uno-a-uno ma sempre uno-a-molti, e soprattutto quando si tratta di attività svolte ripetutamente diventa sempre più facile e naturale (quindi meno impegnativo) riproporle dopo un po’.

Tornando ai due workshop appena menzionati, avevo quindi già una previsione di minor guadagno dal workshop meno ‘popolare’, e dopo avere accettato quest’eventualità mi sentivo ancora ispirato a realizzarlo, a dispetto dei risultati economici inferiori. Quindi, in questo caso le ricerche mi avevano dato un’idea di ciò avrei potuto aspettarmi, la mia scelta era quindi consapevole e non ci sarebbero state delusioni riguardo ai risultati, anche se fossero stati inferiori alle aspettative.

Il poter prendere in seria considerazione aspetti che vanno al di là del puro guadagno, grazie alla possibilità di prevedere i risultati, può aiutare a scegliere il giusto compromesso chiedendosi se la libertà di poter creare ciò che si desidera è più importante dell’impatto economico che ne risulterà. In questo tipo di decisioni non c’è nulla che sia giusto o sbagliato, ma è solo una questione di preferenze personali. È possibile compiere scelte diverse nel tempo e osservare l’impatto di ogni progetto di volta in volta.

 

Assumersi dei rischi

Quando si tratta di mettere in atto idee nuove e non collaudate in precedenza c’è sempre un certo fattore di rischio da prendere in considerazione, tuttavia ogni persona ha una predisposizione diversa al rischio.

Se siete fra coloro che non amano particolarmente rischiare, vi consiglio di concentrarvi maggiormente sulle indagini di mercato in modo da puntare su progetti che possano rispondere alle esigenze del pubblico e rivelarsi quindi più orientate al successo. Eviterete così di sprecare del tempo per realizzare qualcosa che nessuno vorrà poi acquistare.

Se, al contrario, il rischio non vi spaventa particolarmente, avete la possibilità di esplorare territori nuovi e sconosciuti per i quali è difficile condurre delle analisi di mercato. Il successo in questo caso è tutt’altro che garantito, ma potreste imbattervi in qualcosa che poi si rivelerà particolarmente appetibile per il pubblico.

Si tratta, in ogni caso, di scelte personali e basate su preferenze che possono anche cambiare nel corso della vita, a seconda della situazione in corso. Nel caso scegliate la strada del rischio, eventualmente provate prima con progetti di minore portata, in modo da non aver sprecato molto tempo ed energie in caso di insuccesso.

Per quanto mi riguarda, oggi ho un numero sufficiente di flussi di guadagno passivo a coprire le mie esigenze economiche da potermi permettere anche di provare nuove strade inesplorate e rischiose, ma quando iniziai ero molto più cauto e mi basavo soprattutto su progetti per i quali potevo prevedere dei risultati positivi basandomi sulla domanda di mercato.

 

L’ispirazione prima di tutto

A volte accade che io sia ispirato per delle idee prima di fare qualsiasi ricerca di mercato, e in tal caso utilizzo le ricerche e i sondaggi proprio per convalidare l’idea o eventualmente rinunciare a metterla in atto. Può darsi che sul momento sia particolarmente entusiasta dell’idea che mi è appena venuta, ma mi pongo sempre la domanda: “Venderà?”

Per esempio, anni fa ebbi l’idea di offrire del personal coaching, tuttavia non sapevo ancora di preciso cosa offrire e quanto chiedere. Era, insomma, un’idea che sentivo di dover concretizzare, ma ero ancora troppo pieno di incertezze a riguardo. Decisi così di offrire un’ora di consulto via eBay e invitai le persone a partecipare all’asta per aggiudicarsela.

L’asta raggiunse la quota di mille dollari prima che eBay decidesse di cancellarla. A quanto pare eBay non permette di vendere qualcosa di intangibile, e per quanto ci fossero (e ci sono ancora) cose del genere sul sito a dimostrazione che l’azienda non effettua dei controlli realmente efficaci in proposito, probabilmente la mia asta fu notata per il rapido aumento della somma e per l’entità di quest’ultima.

Per fortuna l’asta durò abbastanza da permettermi di capire che c’era una certa domanda per il coaching, quindi cominciai a offrire quel servizio dal mio sito. Non è qualcosa che pubblicizzo in modo particolare in quanto so che il costo va ben al di là di quanto la maggior parte delle persone possono permettersi, tuttavia l’ho lasciata attiva per chi desidera usufruirne.

Quella che ho appena descritto è appunto una delle situazioni in cui l’ispirazione è arrivata prima di qualsiasi indagine, e quest’ultima ha permesso poi di verificarne la validità.

Un altro esempio è stato un workshop della durata di tre giorni, diverso da tutti quelli che avevo tenuto in precedenza. Rispetto ai precedenti workshop, infatti, questo non aveva un argomento centrale, quindi non era disponibile alcun contenuto, né esercizi né altro materiale prima o durante l’evento. Si trattava, in sostanza, di un’esperienza di gruppo in cui i partecipanti avrebbero contribuito insieme a me a creare un’esperienza trasformazionale per sé e per tutti gli altri. La sfida consisteva quindi nel lasciarsi trasportare dal flusso, fra intuito e ispirazione, durante il corso dell’evento facendo in modo che quest’ultimo rappresentasse in ogni caso un’esperienza di crescita coinvolgente e stimolante per i partecipanti.

L’idea di questo workshop è nata durante uno di quelli che tengo regolarmente, quando uno dei partecipanti mi chiese di condividere un progetto o un obiettivo che sentivo come una sfida, il che mi spinse a condividere proprio l’idea di questo nuovo genere di workshop. Non appena ne parlai, tuttavia, mi resi conto che non lo ritenevo abbastanza sensato, ed espressi questo dubbio apertamente. Sembrava, infatti, che un evento del genere potesse avere un aspetto interessante per me in quanto relatore, ma quante persone sarebbero state interessate a registrarsi, soprattutto non sapendo cosa aspettarsi dal workshop?

Nonostante ciò, qualcuno fra il pubblico esclamò “Io parteciperei”. Poi qualcun altro disse “Mi sembra una cosa divertente”. Un rapido sondaggio rivelò che i due terzi delle persone presenti in sala erano in realtà interessate a partecipare a un workshop di quel genere. Ero allibito di fronte alla quantità di interesse che quell’idea, per me ancora piuttosto bislacca, aveva suscitato nei presenti.

Nei giorni successivi provai a verificarne ulteriormente la validità parlandone con altri colleghi relatori, e un paio di loro mi rivelarono di aver condotto a loro volta eventi di quel tipo, in passato. Quando gli chiesi com’era andata, mi risposero che era stato il miglior workshop della loro vita, e che i partecipanti erano stati entusiasti. Mi dissero che era stata proprio la spontaneità di fondo dell’evento a decretarne il successo. Aggiunsero, inoltre, che è proprio il tipo di pubblico disposto a partecipare a eventi di questo tipo che alla fine ne decreta il successo, in quanto poi partecipano attivamente e contribuiscono alla riuscita dell’iniziativa.

Dopo averne parlato anche con altri decisi di tentare, ma ero comunque consapevole dei rischi che un’iniziativa tanto nuova per me poteva presentare. Era appunto uno di quei casi in cui ero consapevole dell’originalità e particolarità di un’idea, e mi assumevo il rischio di vederla fallire pur di non rinunciare a sperimentarla. L’unico modo per sapere se avrebbe funzionato era di tentare, e anche se c’erano stati degli indizi sulle possibilità di successo, non avrei potuto scommetterci finché non l’avessi messa realmente in atto.

In questo caso l’indagine di mercato era stata condotta nel mondo reale, senza utilizzare strumenti online, ma basandosi soltanto sull’opinione delle persone. È un modo come un altro per ottenere degli indizi sulla possibilità di successo di un’idea, e in alcuni casi è l’unica alternativa disponibile.

 

Il vantaggio di osare

Se avete più coraggio della maggior parte della gente, questo si trasforma in un vantaggio competitivo innegabile. Uno dei motivi per cui il ‘mestiere’ di relatore rende così tanto è che c’è moltissima gente che ha paura di parlare in pubblico, quindi non esiste una concorrenza alta come in altri settori. Se, quindi, siete disposti a spingervi dove altri non osano avventurarsi, molti dei vostri concorrenti si arrenderanno e vi lasceranno campo libero in quel settore.

Per riassumere i concetti esaminati in questo articolo, quindi, la scelta delle idee è strettamente collegata alla predisposizione al rischio. Meno siete disposti a rischiare, più sarete propensi a utilizzare ricerche di mercato e sondaggi per convalidare le vostre idee prima di decidere. Con l’aumentare della predisposizione al rischio si tende, invece, a seguire maggiormente l’istinto, senza però trascurare la possibilità di confrontarsi con i risultati di un’analisi di mercato che possa dare maggior fiducia nella realizzazione dell’idea e una spinta più decisiva a metterla in atto.

Ricordate che le vostre idee sono in questo caso legate all’offrire un valore alla gente, e che c’è quindi bisogno di un pubblico dall’altra parte che sia disposto ad usufruire di quel valore, altrimenti viene a cadere tutto lo schema legato alle rendite passive.